L’altro giorno confidavo ad un amico quanto fosse difficile far capire le implicazioni tecniche ed economiche relative agli imballaggi durante gli incontri con i clienti.
Ecco, quando gli ho parlato di questa difficoltà, mi ha risposto:
“Fabiano, è normale: tu lavori nel packaging da anni. Mi ricordo che passavi le vacanze estive in produzione quando ancora andavi alle scuole medie.
Ma quanto tempo ci hai messo per avere chiaro le differenze fra una tecnologia di stampa e un’altra?
Quante volte te lo hanno dovuto spiegare?
Quanto volte hai dovuto sbagliare?
I tuoi clienti sono imprenditori e responsabili acquisti che hanno poco tempo e tanti pensieri per la testa, non puoi sperare che imparino quello che è il tuo lavoro quotidiano nei 20 minuti in cui vi incontrate.”
Ora, passati i 5 minuti di stupore per non aver formulato da solo questo pensiero, ho deciso di fare uno schema chiaro, sintetico e privo di tecnicismi inutili per aiutare chi ha bisogno di una stampa senza compromessi e di un packaging che permetta alla sua azienda di vincere la guerra delle vendita nel punto vendita.
Ci sono infatti quelle situazioni standard dove le scelte a disposizione sono poche e “cadi in piedi”.
Se parliamo di imballaggi secondari che userai per trasportare la merce e che il consumatore finale, cioè colui che deve decidere se preferire te o la concorrenza, non vede neanche allora la questione è esclusivamente tecnica. Una volta che hai calcolato lo stress che può subire il contenuto e tenuto conto delle informazioni da stampare ( codici a barre, alto/fragile, loghi, codici interni) il gioco è fatto.
Ma se parliamo di display, cioè tutto ciò che il cliente finale vede ed associa inequivocabilmente all’immagine della tua azienda, il discorso cambia completamente.
Stiamo parlando di espositori, tanto da terra quanto da banco, ma anche di vassoi, Shelf Ready Packaging (cioè scatole pronte per essere esposte negli scaffali del punto vendita), confezioni regalo e tutto quanto finisce, prima o dopo, nel punto vendita.
In questi casi è più complicato perchè le soluzioni a disposizione sono diverse.
Ognuna ha le sue conseguenze tecniche ed economiche e devi essere in grado di capire quale è più adatta alla tua situazione per scegliere al meglio.
Come si misura la qualità di una stampa?
Prima di iniziare definiamo in termini pratici che cosa è la “qualità di stampa”.
Se sei pratico di fotografia o hai acquistato di recente uno schermo avrai sentito parlare della risoluzione, cioè del grado di somiglianza fra una riproduzione e la realtà.
Solitamente la risoluzione viene misurata in DPI (dot per inch = punti per pollice) o PPI (pixel per inch = pixel per pollice), cioè unità di misura che indicano la densità di informazioni (quindi di qualità) che vengono riprodotte in una quantità di spazio.
Sintetizzando al massimo, più questi valori sono alti, maggiore informazione riusciamo a riprodurre, maggiore è la qualità di stampa.
L’equivalente di queste unità di misura nella stampa sono le linee per centimetro.
In soldoni, maggiori linee per centimetro corrispondono ad una qualità di stampa maggiore.
Le tecnologie di stampa nel cartone sono 3, ciascuna con i suoi vantaggi e svantaggi.
Lo schema qui sotto riassume brevemente l’incidenza dei costi complessivi (che quindi comprendono i costi fissi per l’impianto stampa) in base alle quantità:
- visti gli alti costi di impianto, la stampa flexo è conveniente su lotti di produzione maggiori
- la stampa offset, oltre ad essere qualitativamente migliore della flexo, ha anche costi di impianto minori ma il materiale più pregiato non permette di risparmiare su grosse quantità
- il digitale, non avendo costi di impianto, è conveniente per piccolissimi lotti
Flexo HD
E’ la stampa classica degli imballaggi secondari, il supporto è il cartone ondulato nella versione opaca oppure, meglio ancora quando parliamo di display, nella versione patinata cioè lucida.
La qualità media si attesta intorno alle 20 linee ma, di recente, sta prendendo sempre più piede la stampa flexo in alta definizione con una qualità variabile tra le 30 e le 50 linee.
Visto il basso costo unitario viene utilizzata soprattutto per alte tirature (in modo da ammortizzare l’alta incidenza degli impianti stampa), per stampe semplici a fondo pieno, o per imballaggi mediamente grandi dove si può sacrificare un poco di risoluzione senza compromettere il risultato finale.
E’ la soluzione perfetta quando si cerca un compromesso tra costi e qualità, è molto utilizzata per packaging che vengono esposti nei punti vendita.
Un esempio è l’espositore realizzato per A.D.R. SPA stampato a 6 colori + vernice in alta definizione (50 linee) su cartone ondulato patinato.
Abbiamo preferito la stampa flexo perchè i quantitativi elevati consentivano di ammortizzare i costi di impianto. Inoltre, vista grandezza della scatola, sarebbe stata difficilmente lavorabile in offset.
In una scala da 0 a 3 possiamo valutare la stampa Flexo HD come segue:
- Qualità: 1
- Costi unitari: 1
- Costi fissi: 1
Offset
Si stampa su cartoncino teso (quello senza onda) che può essere successivamente incollato su cartone ondulato per aumentare la resistenza della scatola.
La qualità di stampa si attesta intorno alle 70 linee.
Si presta inoltre a finiture particolari (lavorazioni a caldo, verniciature in rilievo, effetti tattili).
Visti i costi unitari maggiori rispetto alla flexo viene preferita per stampe particolari come riproduzioni di fotografie ed in tutti quei casi in cui il cliente finale porta con se l’imballaggio (confezioni regalo, astucci etc)
Nell’esempio sopra realizzato, per Sommariva, abbiamo preferito la stampa offset su cartoncino teso, successivamente accoppiato su cartone ondulato per dare più robustezza.
Abbiamo preferito la stampa offset per 2 motivi:
- le confezioni vengono utilizzate sia per esposizione sia come scatole regalo quindi la qualità e la precisione di stampa devono essere massime
- i quantitativi ipotizzati inizialmente non erano sufficienti ad ammortizzare i costi fissi di impianto della alternativa stampa flexo HD
In una scala da 0 a 3 possiamo valutare la stampa Offset come segue:
- Qualità: 2
- Costi unitari: 2
- Costi fissi: 2
Digitale
La tecnologia digitale sta diventando sempre più popolare perché permette di stampare ad altissima definizione e con costi fissi pressoché nulli.
Inoltre può essere usata su supporti diversi (cartone ondulato, cartone teso, nidoboard, forex, policarbonato).
E’ una soluzione ottimale per campionature, ( come quella in foto realizzata per Noberasco s.p.a. ) e piccole/medie produzioni soprattutto se caratterizzate da stampe complesse che richiedono la massima precisione e hanno costi di impianto alti.
I campi di applicazione sono molto ampi e ti rimando al caso studio realizzato per Barilla dove poter approfondire l’argomento.
In una scala da 0 a 3 possiamo valutare la stampa Digitale come segue:
- Qualità: 3
- Costi unitari: 3
- Costi fissi: 1
Quando si parla di stampa le variabili sono infinite ed è facile cadere in confusione. Il medesimo progetto può necessitare di tecnologie diverse nel corso della sua evoluzione, come ad esempio una campionatura digitale per iniziare, seguita da una piccola produzione in offset per terminare, dove i quantitativi lo consentono, con produzioni Flexo HD.
La buona notizia è che possiamo seguirti durante tutto questo percorso, consigliandoti la soluzione migliore in ciascuna fase.
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